
Da oggi iniziano delle lectio magistralis su alcune opere letterarie che non possono essere rimanere sconosciute agli amicii di codesto Blog.
Iniziamo con Pietro Aretino, vissuto in Toscana nei primi del '500. Mirabili i suoi scritti amorosi che superano la vecchia visione etica e teologica del tempo. Figlio di un calzolaio e di una cortigiana, si mise al servizio del Cardinal Giulio de'Medici e poi di Papa Leone X. Di seguito riportiamo uno dei suoi più famosi sonetti:
Apri le coscie, acciò ch'io vegga bene
il tuo bel culo e la tua potta in viso;
culo da far mutar un cazzo d'aviso!
Potta che i cuori stilli per le vene.
Mentre ch'io vi vagheggio egli mi viene
capriccio di pasciarvi a l'improviso,
e mi par esser più bel che Narciso
nel specchio ch'il mio cazzo allegro tiene.
- Ai ribalda, ai ribaldo in terra e in letto!
Io ti veggio, puttana! e t'apparecchia,
ch'io ti rompa doi costole del petto.
- Io te n'incaco, franciosata, vecchia,
che per questo piacere arciperfetto
intrarei in un pozzo sanza secchia.
E non si trova pecchia
ghiotta dei fiori, com'io d'un nobil cazzo,
e no 'l provo ancho, e per mirarlo sguazzo.
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